Articolo di Matteo Modenese
Digitalizzazione e Internet of Everything. Industry 4.0. Nuove opportunità, nuovi scenari. Tutto cambia più in fretta. Time to market più corto. Prodotti custom. Le necessità dei clienti.
Alzi la mano chi non ha sentito o letto queste parole -si, tutte- leggendo articoli o ascoltando conferenze su Innovazione e Futuro.
La digitalizzazione sembra alla portata di tutti, il fantomatico Internet of everything, la risposta ai miglioramenti di costo e qualità. Ma sarà poi vero?
A ben guardare, il signor Ferrero ha creato la Nutella da un colpo di genio, mica leggendo dei dati su una dashboard colorata, e Jeff Bezos non ha sicuramente ‘inventato’ Amazon con un algoritmo: a dispetto di chi crede che la digitalizzazione ci porterà dritti nel futuro con le scarpe e lo skate volante di Marty McFly, le intuizioni di business servono ancora, e non c’è niente di più fuorviante che confondere lo strumento con la soluzione, l’opportunità con il risultato, rischiando di sprecarne le potenzialità.
Digitalizzare significa tracciare, osservare, valutare, decidere e soprattutto Cambiare! Non è uno strumento per sostituire il cervello ma è un aiuto per usarlo meglio e più del solito. Principalmente, se usata fine a se stessa, è sterile e improduttiva e rischia di smentire e annullare intuizioni che, con un pò più di fatica, si possono ottenere in modi più tradizionali.
Per cui prima di comprare il prossimo Manufactoring System, sperando che lavori al posto vostro, provate ad immaginare come potreste cambiare anche una sola cosa senza aiuti dalla regia.
Qualsiasi cosa implementerete non pagherà subito, probabilmente sarà sbagliata, dovrete sudare per correggerla, dovrete spendere tempo e soldi per non ottenere nulla di visibile.
Per avere qualcosa indietro dovrete invece fare cose non comuni come Credere e Attendere.
Diceva Alberto di Nuovo Cinema Paradiso “ora che ho perso la vista ci vedo di più”. Aveva ragione.
Bisogna essere ciechi per guardare lontano.